Grands Jours, XIV edizione: nel cuore dei terroir di Borgogna

Ogni due anni, quelli pari, va in scena la manifestazione che celebra i grandi vini di Borgogna, presentati nei loro territori di nascita: i Grands Jours de Bourgogne, giunti alla loro quattordicesima edizione, si sono svolti dal 12 al 16 marzo 2018.

Con 2.500 operatori iscritti, di cui 1000 nuovi, in rappresentanza di più di 50 paesi del mondo, con netta prevalenza di importatori (29%) e enotecari o rivenditori di vino (22%), durante la settimana si presentano i territori di Chablis (lunedì), la Côte de Beaune (martedì), il Mâconnais e le Hautes-Côtes (mercoledì), la Côte Chalonnaise, i “giovani talenti” e le aziende biologiche (giovedì), per concludere con l’emozione dei rossi della Côte de Nuits (venerdì).

Ci si deve destreggiare tra 84 denominazioni, tra le quali 33 grands crus, (poco più dell’1% della produzione), 44 villages e 1er Crus (47%), 7 AOC regionali, in un panorama complesso di 3900 Domaines vinicoli (di cui 1089 commercializzano più di 10.000 bottiglie), 288 Maisons de Négoce e 16 cooperative, che arrivano a produrre 1,34 milioni di ettolitri in media l’anno (61% di vino bianco, 28% di vini rossi e rosati, 11% di Cremant de Bourgogne), da 29.067 ettari, per circa 180 milioni di bottiglie e 1,48 miliardi di Euro. Di queste quantità, il 49% è destinato all’esportazione, ed il resto rimane in Francia tra circuiti tradizionali, come vendita diretta, enoteche, ristoranti (poco meno di un terzo) e grande distribuzione o simili (almeno un quinto).

Ai Grands Jours 2018 gli espositori sono stati circa 1000, con quasi 10.000 vini proposti in assaggio, suddivisi in 14 eventi, in 10 diversi luoghi, nell’arco di 5 giorni. La scelta è quella di consentire, per quanto possibile, gli incontri con le aziende e i loro prodotti in ambienti vicini ai territori di provenienza delle uve.

Si realizza così, durante le degustazioni, un “impasto” originale di assaggi, approfondimenti, discorsi ed opinioni attorno al vino e al terroir, incontri con i vignaioli e con amici operatori e giornalisti italiani, che fanno dei Grands Jours uno strumento di conoscenza e approfondimento dei vini di Borgogna indispensabile per chiunque.

Le aziende hanno presentato prevalentemente l’annata 2016, sia per i bianchi sia per i rossi. Un millesimo segnato inizialmente dalle gelate e grandinate primaverili, che hanno notevolmente ridotto la quantità del raccolto, ma poi la mitezza del clima di agosto e settembre ha dato uve perfette, per vini freschi, ricchi e precisi, eleganti ed equilibrati, complice anche la tardività della raccolta. Un’annata definita “miracolata”. Qualcuno ha presentato prodotti della calda e precoce annata 2015, che in rosso è stata senz’altro ottima, solare e matura, per vini concentrati e pieni; in alcuni casi il clima, anche secco, ha un po’ penalizzato i bianchi, in debito di freschezza, ma comunque anch’essi sono spesso ricchi e strutturati. In attesa dell’annata 2017, già indicata come classica, di eleganza borgognona, che soprattutto presenta volumi produttivi più elevati e più normali dopo la scarsità delle recenti vendemmie (per i rossi addirittura il 41% in più rispetto al 2016).

Durante l’evento, il fascino della Borgogna rapisce e colpisce: emergono con forza le diversità dei vini delle varie zone, dove l’unico vitigno (pinot noir per i rossi, chardonnay per i bianchi) si “umilia” per farsi portatore dei singoli climats, con le loro caratteristiche di unicità per geologia e clima; ma soprattutto, è evidente la connessione con la terra che tutti i produttori, che siano veri vignaioli o responsabili di maisons, mostrano sempre con passione. Così, i Grands Jours sono la vetrina privilegiata della Borgogna come variopinto mosaico di più di 1250 climats, Patrimonio Mondiale UNESCO.

Da segnalare la recente adozione, da parte dell’assemblea del BIVB (il Bureau Interprofessional des Vins de Bourgogne) nel luglio 2017, di una carta programmatica intitolata Engager nos terroirs dans nos territoires: redatta dai vignaioli, frutto di un lavoro comune tra il BIVB la Confederazione delle Denominazioni e dei Vignaioli di Borgogna (CAVB), è volta principalmente a regolamentare e diminuire i trattamenti fitosanitari in vigna, verso una viticoltura più rispettosa dell’ambiente e della natura.

Infine, non si può non registrare, tornando in zona dopo due anni, un ulteriore sensibile aumento dei prezzi delle bottiglie sempre più difficilmente acquistabili dal “comune appassionato”, che continua comunque a subire l’immagine della Borgogna come terra dove si esprime al massimo la qualità del vino nel suo legame con la natura, la terra e la tradizione.

 

Alcuni assaggi.

 

SAUMAIZE Pouilly-Fuissé Les Courtelongs 2016 (evento: Symphonie Mâconnaise, Beaune, 14 marzo) – Vigne piantate nel 1970, con esposizione a Nord della Roche de Solutré, che caratterizza il territorio della denominazione, su suoli di marna e rocce detritiche; ha naso sfaccettato, pieno di erbe aromatiche, toni marini iodati, roccia, anice, fiori bianchi (gelsomino); la bocca è progressiva, tesa come una lama, profonda. Sullo stesso tipo di terreno, ma con esposizione Sud, il Pouilly-Fuissé La Marechaude 2016 è freschissimo e marino, ma anche morbido e meno complesso. Dell’azienda ha colpito la precisione della lettura dei diversi terroirs, con vini davvero diversi a seconda delle zone di provenienza.

 

HERITIERS DU COMTE LAFON Saint Veran 2016 (evento: Symphonie Mâconnaise, Beaune, 14 marzo)- Essere serviti da Dominique Lafon in persona è stato davvero un privilegio: un grande vignaiolo di Borgogna, un uomo che con i suoi Meursault ne ha esaltato la qualità e territorialità. Tra i vini del braccio del Mâconnais dell’azienda, colpisce il Saint Veran, molto marino all’olfatto, con salmastro, pietra focaia, polvere da sparo; in bocca ha una bella struttura, ha finale molto lungo, pieno di sapidità, quasi masticabile, anche gastronomico, persistente.

 

GROS JULIEN Corton-Charlemagne Grand Cru Les Languettes “Hommage à Louis Petitjean” 2016 (evento: Salon des Jeunes Talentes, Mercurey, 15 marzo) – Al salone dei giovani talenti, piccoli produttori emergenti, poco conosciuti, ma comunque ancorati a solide tradizioni di famiglia, presentano vini puri e territoriali. Questo Corton-Charlemagne viene da vigne di 80 anni; ha naso fine e sfaccettato, ancora da arricchire, ma colpisce soprattutto in bocca per la grande struttura minerale; ha tutta l’acidità ed il potenziale evolutivo che si predicano al Grand Cru che fu di Carlo Magno.

 

BRUNO LORENZON Mercurey 1er Cru Rouge Les Champs Martin 2016 (evento: Au coeur de Bourgogne, Mercurey, 15 marzo) – La veste è di un bel rosso rubino piuttosto intenso, concentrato; al naso, ben definito, ha piccoli frutti, neri freschi e rossi maturi, cenni floreali, qualche nota speziata fresca; bocca di gran succo, agile ma ben presente, tannino appena rustico ma piacevole: centro polposo e finale goloso, pieno di frutto ma anche minerale e rinfrescante.

 

CHRISTIAN MOREAU Chablis Grand Cru Le Clos 2016 (evento: Les Bio-Rencontres, Rully, 15 marzo) – Un vino “miracolato”, da vigne che hanno subito le drammatiche gelate primaverili del 26 e 27 aprile 2016, con drastica riduzione delle rese; la maestria del vigneron ha saputo portare in cantina poche uve ma perfette, ricche ed equilibrate. Un vino che al naso, nonostante la gioventù, è sfaccettato e complesso, tra note di erbe aromatiche e frutta tropicale fresca, toni marini e spezie fini, cipria e fiori bianchi; in bocca, ad un accenno burroso segue un sorso tagliente, sapido e decisamente acido, con finale di infinita persistenza, affusolato e penetrante, profondo.

 

THIBAULT LIGER-BELAIR Richebourg Grand Cru 2016 (evento: Vosne Millésime, Clos-Vougeot, 16 marzo) – Da vigne del 1930 e 1934, con il 30% di raspi in fermentazione, è una quintessenza della grande Borgogna e dell’eleganza di Vosne-Romanée. Al naso rapisce con pietra e fiori, rosa, lampone e cassis; per la bocca è difficile trovare aggettivi: un soffio di tannino che non finisce mai, centro bocca salato, fresco, floreale, speziato, roccioso, così come il finale, di rara profondità. Il Richebourg è il Richebourg, e la mano di Thibault sa leggerlo benissimo.

 

CHATEAU DE LA TOUR Clos de Vougeot Grand Cru Vieilles Vignes 2016 (evento: Vosne Millésime, Clos-Vougeot, 16 marzo) – Da vigne anche ultracentenarie, nel cuore del Clos a metà pendio, è vino profondo, territoriale, di grande carattere; ha gran frutto al naso, ben espresso, rosso e nero, sensazioni di terra umida, spezie orientali; in bocca ha tannino con bella presa sul palato, fine e giovane, arrembante, poi sapido e roccioso, dinamico ed equilibrato, lunghissimo.

 

FOREY Echezeaux Grand Cru 2016 (evento: Vosne Millésime, Clos-Vougeot, 16 marzo) – Una piccola azienda, un vero vigneron di Borgogna, contadino consapevole della natura che gli è affidata, per vini intensi. L’Echezeaux è pura sensualità: fiori e piccoli frutti, con nette sensazioni minerali, rendono intrigante l’olfatto, ma è in bocca che colpisce per la setosità dei tannini, la tensione acida rinfrescante, la densità quasi salata, il finale floreale e roccioso. Un equilibrio disarmante, un’eleganza fuori dal comune, una piacevolezza estrema.

 

PONSOT Clos de La Roche Vieilles Vignes 2016 (evento: Quatuor en harmonie, Gilly-Les-Citeaux, 16 marzo) – Un vino monumentale. Olfatto con profumi ben espressi, distinti, con la tipica terrosità del Grand Cru, ma anche i suoi fiori rossi, i precisi frutti di bosco, i cenni balsamici e officinali; in bocca è avvolgente e penetrante, denso e teso, con una progressione inarrestabile, in crescendo, verso una scia sapida finale interminabile. Un’opera d’arte della natura (vigne vecchissime) e della famiglia Ponsot.

 

PERROT-MINOT Chambertin Grand Cru 2016 (evento: Joyaux en Côte de Nuits, Gevrey-Chambertin, 16 marzo) – C’è tutta l’energia del “Re Chambertin” in questo vino maestoso, che ha tutto per essere definito potente ed elegante come sanno essere i grandi Borgogna rossi; un naso ricco, intenso, pieno di roccia, radici aromatiche, spezie orientali, frutti rossi, ed una bocca dirompente, carnosa ma affusolata, con tannini di velluto, succosità e sapidità inarrivabili, persistenza senza fine.

 

TRAPET Latriciéres-Chambertin Grand Cru 2016 e 1999 – Prima di ripartire per l’Italia, su invito, a Gevrey-Chambertin si assaggiano in cantina tutti i vini prodotti da Jean-Louis Trapet; una batteria che è una progressione esaltante per precisione, territorialità, carattere ed eleganza, dal Bourgogne al Gevrey-Chambertin Ostrea, da vigne di più di 50 anni, dall’assemblaggio di cinque Premier Crus ai tre Grand Cru Chapelle-Chambertin, con la sua sensualità, Latriciéres-Chambertin e Chambertin. Di questi ultimi tre (insieme al Premier Cru Clos Prieur) Jean-Louis propone anche i 1999, con un Latriciéres emozionante per complessità aromatica e freschezza ed uno Chambertin indimenticabile per forza, finezza dei tannini, profondità e ricchezza. Il Latriciéres 2016 ha una tensione minerale che percorre tutto il sorso, ha equilibrio indicibile, finale luminoso, penetrante, lunghissimo.

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Di Davide Amadei