La Cina, primato mondiale dello sviluppo economico, tecnologico e turistico

La Cina non è una destinazione per turisti, ma soltanto per grandi viaggiatori.
I primi rischierebbero di trovarla alquanto monotona e priva d’interessi; soltanto i secondi sono in grado di apprezzarne le indubbie peculiarità. Non si tratta comunque di una meta facile.

La Cina è una Repubblica Popolare: il potere è esercitato dal solo Partito Comunista Cinese. Il governo, che ha sede nella capitale Pechino, esercita la propria giurisdizione su ventidue province, cinque regioni autonome, quattro municipalità direttamente controllate: Pechino, Tientsin, Shanghai e Chongqing; due le regioni amministrative speciali: Hong Kong e Macao.

Le fondamenta della nuova Cina risalgono alla metà del secolo scorso (1949) con l’unificazione nazionale dovuta   alla grande capacità di un personaggio di primissimo piano: Mao Tse-tung, che viene comunemente chiamato Presidente Mao, il grande Timoniere.
All’apice del culto della personalità, Mao era comunemente noto in Cina come il “quattro volte grande”: “Grande Maestro, Grande Capo, Grande Comandante Supremo, Grande Timoniere”. A lui si deve la bandiera nazionale rossa con cinque stelle: la più grande l’ha dedicata al popolo cinese, le quattro stelle più piccole: i contadini, a lui molto cari, la seconda agli operai, la terza ai piccoli proprietari e la quarta alle piccole etnie. Alla morte del presidente Mao nel 1976, i successori hanno tenuto fede agli ideali della democrazia del popolo, proseguendo nello sviluppo economico e sociale.

L’area geografica

Con una sua superficie di circa 9 572 900 chilometri quadrati la Cina è, per estensione, la terza al mondo. Il paesaggio della Cina è notevolmente diversificato: va dalle steppe ai deserti dei Gobi e del Taklamakan nell’arido nord, alle foreste subtropicali e umide del sud. L’Himalaya, il Karakorum, il Pamir e il Tian Shan, sono le catene montuose che separano la Cina meridionale dall’Asia centrale. Il Fiume Azzurro e il Fiume Giallo, rispettivamente il terzo e il sesto più lunghi del mondo, scorrono dall’altopiano del Tibet verso la costa orientale densamente popolata. La costa della Cina, lungo l’oceano Pacifico misura circa 14.500 chilometri ed è delimitata dal mare di Bohai, dal mar Giallo, dal mar Cinese Orientale e dal mar Cinese Meridionale. Il nostro viaggio inizia proprio dall’ultima stella: le piccole etnie della Mongolia Interna, patria del grande condottiero Gengis Khan e dalla Prefettura Autonoma di Gansu, di fatto un’enclave tibetana. Per la maggior parte della sua storia la Mongolia Interna centrale e occidentale, soprattutto la regione di Hetao, era alternativamente controllata da agricoltori Cinesi del Sud e Mongoli nomadi del Nord. Invece la Mongolia Interna Orientale è stata una parte della Manciuria e la sua storia consiste più nell’alternanza tra diversi gruppi piuttosto che tra agricoltori e nomadi. Questa regione presenta un ambiente aspro formato essenzialmente da steppe infinite, qualche foresta e una porzione di deserto del Gobi, un altipiano ondulato ad un’altitudine media di 1.500 m (ma con cime che arrivano a 4.356 m) con forti escursioni termiche diurne e stagionali, scarse precipitazioni, forti venti e una rete stradale quasi inesistente, dove il principale mezzo di locomozione per questo fiero popolo di pastori seminomadi disseminati tra steppe e deserti è ancora rappresentato dal cavallo e dal cammello, solo di recente affiancati dalle moto. Un paesaggio infinito, dolce e vivace, tra il verde tenero delle praterie punteggiate da mandrie di cavalli selvaggi, cammelli a due gobbe e yak e le bianche gher, case dei nomadi, e il giallo ocra delle dune che cela uno dei maggiori cimiteri di dinosauri della terra. Eppure un simile contesto ambientale nel 1200 diede vita ad uno dei maggiori imperi dell’Eurasia.  Il merito fu tutto di Gengis Khan, il mongolo più famoso e uno dei più geniali condottieri e politici di tutta la storia, che fu capace di trasformare dei pastori individualisti in un’invincibile armata, in grado di conquistare in pochi decenni un territorio che si estendeva dalla Cina settentrionale al mar Nero, dalla Corea alla Polonia, dall’Indocina fino alla Persia e alla Crimea.  Questa regione possiede un clima molto secco e si trova nella parte centro-settentrionale della Cina. La Mongolia interna è un altopiano caratterizzato da deserti di sabbia, roccia e ghiaia che a est degradano in fertili steppe. Questa regione, delimitata a est dalla boscosa catena del grande Khingan, comprende pianure ondulate divise da aridi piani rocciosi. Il capoluogo è Hohhot. Da non perdere una visita al Mausoleo di Genghis Khan, terminato di costruire nel 1957 per volontà del Presidente Mao, si trova a pochi chilometri della città di Ordos e comprende tre edifici che evocano le iurta mongole. In realtà non si conosce il vero luogo della sepoltura del condottiero mongolo, poiché alla sua morte il corpo venne riportato in Mongolia dalle migliaia di suoi seguaci. Ogni anno i Mongoli di Darhut, discendenti di Genghis Khan, partecipano alla grande cerimonia di sacrificio agli antenati. In questi anni a Xiangshawan, sulle sabbie del Deserto del Gobi, si trova una costruzione che sembra fluttuante e galleggiante in questa terra desola. Ma il Desert Lotus Hotel, immerso nel deserto del Kabuqi, questo luogo esprime tutta la sensorialità e il fascino di questi spazi solitari. Corse con cammelli, gite tra le “dune che cantano”, seminari di yoga sono tra le attività che si possono praticare in vacanza in questo luogo.  Tra le attrattive anche una ferrovia.

La Prefettura di Gansu

Interessante un viaggio per scoprire la provincia di Gansu, ai confini con Tibet, ancora molto poco frequentato dai turisti stranieri. Qui si respira la spiritualità dei monaci e il cibo è a base di carne (yak in primis), spezie, farine di orzo e legumi. Da non perdere una visita al monastero di Labrang a Xiahe. “Questo è un luogo di studio e di preghiera”. La nostra guida, ci introduce nel passaggio sul piccolo ponte, in legno, sospeso sul fiume Xia He. Pochi passi ed entriamo a Labrang, città-monastero abitata da 2mila monaci tibetani, nel cosiddetto Piccolo Tibet, prefettura autonoma della provincia del Gansu, a nord della Cina. Tante le curiosità da scoprire: una grande Stupa per la conservazione delle reliquie, la pagoda del Gongtang, che custodisce le ceneri del Gongtang Lama, i “mulini di preghiere” con i rulli girevoli con le incisioni dei Sutra, le preghiere tibetane, e altro ancora. A 250 km Labrang, Lanzhou, è uno dei 6 monasteri dei “cappelli gialli”, i monaci più ortodossi. Fondato nel 1709, oltre che luogo di culto è la più importante accademia di Tibetologia al mondo, sorta di cittadella “universitaria” dove i giovani monaci studiano medicina tibetana, scienza tramandata oralmente con ripetizioni mnemoniche. Le tonache rosse camminano distratte tra centinaia di fedeli in coloratissimi abiti tradizionali, la pelle del viso segnata dal sole. Siamo gli unici occidentali e gli sguardi interrogativi lasciano intuire curiosità e un pizzico di diffidenza. L’aura spirituale che pervade questo luogo dell’anima è disturbata solo da qualche segno d’inarrestabile modernità: qualche ragazza più alla moda gioca con il cellulare e un gruppo di monaci-studenti finisce di bere l’ultimo bicchiere di Coca Cola. Sarebbe uno spot perfetto per la multinazionale americana. A Linxia, da 7 anni, nel mese di giugno, si tiene il la “The Silk Road International Tourism Exposition”, alla quale partecipano circa 40 Nazioni, una via di mezzo tra una nostra BIT e L’EXPO. Dove ogni nazione presenta la propria tradizione turistica e gastronomica. Da non perdere una crociera notturna sul Fiume Giallo, per lo spettacolo di fantasie luminose che solo i cinesi sanno fare.

Sempre nella regione di Gansu, in un immenso altopiano a 3.200 d’altitudine si trova la più alta e rigogliosa prateria del pianeta, vero paradiso per gli allevatori di ovini, bovini e equini.

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Di Jimmy Pessina
Reporter di viaggi di turismo, giornalista e fotografo per la rivista Il Sommelier