Franciacorta: un territorio, un metodo, un vino

a cura Consorzio per la tutela del Franciacorta  – immagini Paul Aidan Perry e Fabio Cattabiani

Numerose le cantine, che all’interno dell’area espositiva interamente dedicata, porteranno in degustazione le loro migliori etichette, raccontando l’impegno e la passione che caratterizza il loro vino. Come ogni anno, Franciacorta celebrerà, insieme a quanti sceglieranno di vivere questa esperienza, l’eleganza di un prodotto riconosciuto come uno dei più autorevoli ambasciatori del Made in Italy e la bellezza di un territorio ricco di storia, cultura, tradizioni capaci di affascinare e coinvolgere ogni appassionato del buon gusto.

Situata nel cuore della Lombardia, a pochi passi da Brescia e dal Lago d’Iseo, la Franciacorta è la famosa zona vitivinicola in cui si produce l’omonimo vino.

Primo vino italiano prodotto esclusivamente con il metodo della rifermentazione in bottiglia ad aver ottenuto nel 1995 la DOCG, il Franciacorta identifica col suo nome: il territorio, il vino e il metodo di produzione. L’area della Franciacorta si sviluppa per circa 200 chilometri quadrati e comprende 19 comuni della Provincia di Brescia. Le sue dolci colline, delimitiate ad ovest dal fiume Oglio e a nordest dalle ultime propaggini delle Alpi Retiche, devono le loro antichissime origini ai ghiacciai che, ritirandosi oltre 10.000 anni fa, hanno creato l’anfiteatro all’interno del quale ha preso vita la Franciacorta. L’origine morenica dona infatti ai terreni di quest’area una straordinaria ricchezza e varietà minarle che, unita all’eterogeneità che compone i suoli della zona e allo speciale microclima, costituisce uno degli elementi distintivi di una viticoltura di altissima qualità.

Il nome Franciacorta ci riporta a una storia lontana. L’ipotesi più accreditata è quella che lega il territorio alla presenza di monasteri cluniacensi e cistercensi che giunsero in Franciacorta da Cluny nel XI secolo. Monasteri molto potenti che, grazie alla bonifica e coltivazione dei vasti appezzamenti che amministravano in questi territori, riuscirono attorno al 1100 ad ottenere l’esenzione del pagamento del dazio. Erano quindi delle Francae Curtes, cioè delle corti libere dalle tasse. Da Francae Curtes nacque il toponimo “Franzacurta”, apparso per la prima volta negli annali del Comune di Brescia già nel 1277 per identificare l’area.

Il metodo Franciacorta, regolato da un rigido disciplinare, garantisce la qualità di ogni singola bottiglia: è questo l’imperativo del Consorzio Franciacorta e dei suoi produttori che impiegano esclusivamente vitigni nobili, raccolta a mano, rifermentazione naturale in bottiglia e successiva lenta maturazione e affinamento sui lieviti, non inferiore ai 18 mesi, 30 per i Millesimati e ben 60 per le Riserve.

Il Franciacorta è prodotto con uve locali di Chardonnay, Pinot Nero e Pinot Bianco (consentito fino ad un massimo del 50%). Con la sesta modifica al disciplinare di produzione, si è giunti all’inserimento di un nuovo vitigno nella base ampelografica. Si tratta dell’Erbamat, un vecchio vitigno a bacca bianca originario della provincia di Brescia che l’agronomo Agostino Gallo cita, già nel XVI secolo, all’interno del suo famoso libro “Le vinti giornate dell’Agricoltura, et de’ piaceri della villa”. L’Erbamat è caratterizzata da una maturazione tardiva, da una spiccata acidità e può essere utilizzata nella misura massima del 10% per tutte le tipologie ad eccezione del Satèn. Grazie alla sua neutralità aromatica, contribuisce a dare freschezza alle basi senza però stravolgerne il profilo.

Anche se a noi giunge più nitido il suo passato recente, il Franciacorta ha il sapore della storia: Il Catasto Napoleonico del 1809 fotografa una realtà con oltre mille ettari di terreni specializzati nella produzione di vini “mordaci”, come vennero definiti dal medico bresciano Girolamo Conforti nel “Libellus de vino mordaci”, e quasi altrettanti ettari di vigneti promiscui con altre colture. Negli anni a venire le produzioni vitivinicole crebbero senza sosta fino ad eccedere di gran lunga le necessità della popolazione, dando così il via alle prime attività commerciali. In questa realtà all’inizio degli anni ’60, il giovane enologo Franco Ziliani, con la produzione della prima annata di “Pinot di Franciacorta”, diede il via al passaggio dalla produzione amatoriale di vini spumanti ante litteram, alla moderna e codificata attività produttiva di Franciacorta.

A seguito del primo riconoscimento come Denominazione di Origine Controllata, giunto già nel 1967, Franciacorta è divenuto nel 1995 il primo territorio e vino italiano prodotto con il metodo della rifermentazione in bottiglia ad aver ottenuto la Denominazione di Origine Controllata e Garantita (DOCG).

In Franciacorta vi è una vera e propria presa di coscienza circa la necessità di ripristinare gli equilibri naturali dell’ambiente messi in crisi da decenni di agricoltura convenzionale. Sono per questo sempre più numerose le vigne coltivate secondo il regolamento biologico, che aumentano di pari passo alla sensibilità dei produttori e alla loro volontà di salvaguardare il futuro del territorio. Moltissime aziende, dalle grandi alle piccole, si impegnano ogni giorno con costanza nell’intento di dare un significato più ampio alla qualità del proprio vino, che oltre alle proprietà organolettiche comprenda anche il rispetto degli elementi più preziosi per la vita: l’acqua, la terra e l’aria da salvaguardare il più possibile per le generazioni future. Ogni passo compiuto verso questo grande obiettivo è stato supportato dal Consorzio Franciacorta attraverso numerose attività e progetti.

 

I NUMERI DEL FRANCIACORTA

 5 marzo 1990: nascita Consorzio Franciacorta (29 produttori)
1995: assegnazione DOCG
115: le cantine associate
19: i comuni che costituiscono la Franciacorta (compreso comune di Brescia)
2,902: gli ettari vitati Franciacorta DOCG (Chardonnay 81%, Pinot nero 15%, Pinot bianco 3%, Erbamat 1%)
327: gli ettari vitati Curtefranca DOC
3.229: totale ettari vitati in Franciacorta con vino a denominazione
17,5 milioni le bottiglie vendute nel 2018 di cui l’11% all’estero.

I risultati dell’export risultano incoraggianti a livello generale, con un aumento dei volumi di vendita complessivo del +3%. Il principale mercato si conferma la Svizzera che ad oggi costituisce il 18,7% del totale esportato, seguito dal Giappone che rappresenta il 17,5%, dalla Germania (13,9%) e dagli Stati Uniti (11,2%).

 

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